Dizionario del Cristianesimo

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Introduzione

Dal greco eucharistèin, ringraziare. È uno dei misteri fondamentali della Chiesa  cattolica. Il nome deriva dal racconto dell’istituzione effettuata da Gesù  nell’Ultima cena, e compare già nei documenti del II secolo per designare l’atto centrale della religione cristiana. L’istituzione dell’Eucaristia è narrata esplicitamente nei Vangeli : Mt 26, 26-29; Mc 14, 22-25 e Lc 22, 19-20 e in 1Cor 9, 17-34; mentre Gv 6 riferisce il discorso della promessa. Celebrata già dagli apostoli , con i nomi di “cena del Signore” e “frazione del pane”, l’Eucaristia non conobbe contestazioni o dubbi fino al Medioevo; il primo a considerare la presenza di Cristo  nell’Eucaristia non reale, ma soltanto simbolica, fu Berengario di Tours. Nel contesto della controversia medievale si colloca il celebre miracolo  eucaristico (1263) di Bolsena, in seguito al quale fu istituita la festa del Corpus Domini ed eretto il Duomo di Orvieto. Si sviluppò allora la dottrina della Chiesa sull’Eucaristia, che venne promulgata soprattutto nel Concilio  di Trento (1545-63, Decreto sull’Eucaristia del 1551) contro le negazioni dei teologi della Riforma. Alcuni di questi, detti sacramentari (Zwingli, Carlostadio, Ecolampadio), consideravano l’Eucaristia un simbolo vuoto del corpo di Cristo, mentre Calvino e gli anglicani presentavano il mistero cristiano come un pane permeato da una forza emanante dal corpo di Cristo presente soltanto in cielo. Contro le teorie di costoro, il Concilio tridentino ribadì che per mezzo delle parole della consacrazione pronunciate sul pane e sul vino dal sacerdote “avviene una conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo sangue: tale conversione viene chiamata in maniera conveniente e propria dalla Chiesa cattolica con il termine transustanziazione”. Grande impulso e vigore presero, in seguito al Concilio di Trento, la pietà e la teologia eucaristiche. Il XX secolo vide ridestarsi un nuovo interesse teologico circa la natura e il significato dell’Eucaristia nel quadro della vita cristiana, e ciò soprattutto in conseguenza del movimento liturgico. Nel quadro di questo risveglio si colloca l’enciclica Mediator Dei di Pio XII (1947) e soprattutto la Costituzione sulla sacra liturgia del Concilio Vaticano  II. Ulteriori discussioni avvenute nel periodo conciliare da parte di teologi, soprattutto olandesi, vennero puntualizzate nell’enciclica Mysterium fidei di Paolo VI (1964).

La comunione eucaristica

Quanto alla pratica della Comunione eucaristica o sacramentale, la legislazione e la disciplina ecclesiastica hanno subito modificazioni importanti nel corso dei secoli. I primi cristiani celebravano l’Eucaristia nel corso di un banchetto fraterno, chiamato agape; ben presto, però, si sentì l’opportunità di separare il banchetto dall’Eucaristia. Si veniva così profilando l’osservanza del digiuno, che divenne regolare nel corso del IV secolo. Condizione più essenziale fu sempre ritenuto lo strato di grazia che esclude la coscienza di colpa grave non ancora rimessa per mezzo della confessione. Il potere di consacrare l’Eucaristia lo possiede unicamente il sacerdote, e la transustanziazione avviene quando questi pronuncia le parole dell’istituzione eucaristica: queste costituiscono quella che si chiama “forma sacramentale”. La materia, invece, è data dal pane e dal vino. Pio X diede ordine e regole quanto alla frequenza, alle disposizioni necessarie, al limite di età da cui si può cominciare a comunicarsi: è sufficiente avere l’uso della ragione, sapere che cosa si va a ricevere ed essere mossi dal desiderio di unirsi al Signore. Anche nel modo di ricevere l’Eucaristia è cambiata notevolmente la disciplina ecclesiastica: anticamente si soleva comunicare sotto le due specie; poi ragioni particolari indussero la Chiesa latina a riservare l’uso del calice solo al sacerdote. Dopo il Concilio Vaticano II, il mutato clima teologico e ragioni di ecumenismo  e di maggiore significazione, suggerirono il ripristino della comunione sotto le due specie in particolari circostanze. Motivi missionari e pastorali indussero, inoltre, ad affidare la distribuzione dell’Eucaristia ai laici, comprese le donne.