Paul Verlaine, Ai piedi di Cristo
(XIX secolo)
M’ha ferito, mio Dio, il tuo amore infinito,
e la ferita in me a lungo vibra ancora.
M’ha, ferito, mio Dio, il tuo amore infinito.
Il timore di te m’ha colpito, o Signore,
e quella piaga ardente ancora in me risuona.
Il timore di te m’ha colpito, o Signore.
Ho compreso, mio Dio, che tutto è poca cosa
e in me la tua divina gloria si è installata.
Ho compreso, mio Dio, che tutto è poca cosa.
Nell’onda del tuo Vino anneghi la mia anima,
riposi la mia vita sulla tua Mensa sacra,
nell’onda del tuo Vino anneghi la mia anima.
Ecco il mio sangue che non ho versato,
e la mia carne indegna di dolore,
ecco il mio sangue che non ho versato.
Ecco la fronte piena di vergogna,
perché vi ponga i tuoi piedi adorabili,
ecco la fronte piena di vergogna.
Ecco le mani a cui il lavoro è ignoto,
per gli ardenti carboni e i rari incensi,
ecco le mani a cui il lavoro è ignoto.
Ecco il mio cuore che ha battuto invano,
per straziarsi alle spine del Calvario,
ecco il mio cuore che ha battuto invano
Ecco i miei piedi, frivoli viandanti,
per correre al richiamo della grazia,
ecco i miei piedi, frivoli viandanti.
E la mia voce, aspra e insincera,
per l’espiazione della Penitenza,
e la mia voce, aspra e insincera.
Ecco i miei occhi, luci dell’errore,
per spegnersi nel pianto e la preghiera,
ecco i miei occhi, luci dell’errore.
Ahimè, o Dio d’offerta e di perdono,
non ha fondo in me l’ingratitudine,
ahimè, o Dio d’offerta e di perdono.
Dio di terrore e Dio di santità,
nero è l’abisso della mia vergogna,
Dio di terrore e Dio di santità.
Dio di pace, di speranza e di gioia,
le mie paure e ogni mia ignoranza,
Dio di pace, di speranza e di gioia.
Tu conosci di me tutto, ogni cosa,
e sai la nuda povertà che è in me,
Tu conosci di me tutto, ogni cosa,
ma quel che ho, mio Dio, lo dono a te.