Dizionario del Cristianesimo

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Arte sacra

In senso lato, per icona (dal greco eikôn, immagine) s’intende una rappresentazione di soggetto cristiano. In senso proprio, l’icona è normalmente una “immagine da cavalletto”, dipinta prevalentemente a tempera, anche se le più antiche conservate sono eseguite all’encausto, a mosaico miniaturizzato o in bassorilievo. In genere si presenta di formato ridotto ed è quasi sempre portatile (fanno eccezione quelle incorporate nell’iconostasi); alcune, dipinte da ambedue le parti, sono “processionali”. Originariamente l’icona si fa strada insieme al sorgere dello stile bizantino: all’epoca di Giustiniano (527-565) in Oriente appare con essa una forma che s’imporrà durante tutto il Medioevo e l’età moderna. Costituisce un genere che diverrà caratterizzante e specifico del patrimonio artistico del mondo ortodosso. Assieme alla liturgia , nella spiritualità ortodossa l’icona ha un ruolo fondamentale: costituisce una “teologia visiva” che serve a esprimere le verità bibliche e i dogmi  dei concili . La crisi iconoclasta funge da decantatore e ne provoca un affinamento e un progresso. In seguito al II Concilio di Nicea (787) viene elaborata una teologia  dell’icona che le fa da sostegno e le fornisce i contenuti dottrinali e giustificativi. È richiesto che la pittura sia “vera” come è vera la Sacra Scrittura. L’iconografo è anche “teologo” (etimologicamente “iconografo” significa “scrittore di icone”). L’arte dell’icona si preoccupa più del contenuto che della forma, prima della teologia e secondariamente dell’estetica. L’icona non è ritrattistica; deve manifestare la forma interiore, la struttura spirituale, anzi l’aspetto trasfigurato che i personaggi vengono ad assumere nella vita celeste. Le ombre non sono ammesse, lo sfondo mai paesaggistico è spesso in oro; il movimento è escluso, oppure stilizzato. Scene avvenute in tempi successivi possono essere rappresentate simultaneamente nella stessa icona, al fine di mostrarne l’intero svolgimento e farne risaltare la tensione verso il compimento definitivo.

L’icona nel mondo ortodosso: Costantinopoli

Le icone create nelle botteghe della capitale sul Bosforo sono ritenute dei modelli per gli altri centri dell’Impero bizantino. Si possono distinguere le seguenti tre epoche.

a) Periodo bizantino antico (secoli VI-VIII, prima delle lotte iconoclaste): è il tempo in cui l’icona ricerca il proprio linguaggio. Di quest’epoca, a causa delle distruzioni degli iconoclasti, ci restano pochissimi esemplari.

b) Periodo bizantino medio o degli imperatori Macedoni (867-1057) e Comneni (1081-1185): nonostante la decadenza politica, l’arte dell’icona registra un periodo di splendore. In quest’epoca il templon, sorta di pergula sovrastante la balaustrata che delimita l’area presbiteriale, si evolve in iconostasi. Oltre che nell’area d’influenza palestinese, s’incomincia a produrre anche nel mondo slavo e balcanico. Durante le crociate, artisti occidentali si sforzano di imitarne i modelli. Di questo periodo ci resta una relativa abbondanza di icone.

c) Periodo tardo bizantino o dei Paleologi (1261-1453): mentre Bisanzio si avvia verso l’ineluttabile fine, l’arte dell’icona vede ancora una stagione di floridezza, quella più raffinata. La tecnica espressiva viene perfezionata mediante una potenziata capacità di raffigurazione e di simbolizzazione. Affiorano temi nuovi desunti dagli apocrifi , dalle vite dei santi  o che illustrano inni liturgici. Nelle scene si moltiplicano i personaggi fino alla miniaturizzazione. S’intravedono tuttavia i primi segni di una decadenza: un certo manierismo, la tendenza all’allegoria, un senso di tristezza nei volti.

L’icona nel mondo ortodosso: Penisola balcanica, Grecia e isole greche

Caduta sotto i turchi, Istanbul registra l’eclissi progressiva e l’esaurimento della produzione iconografica. La tradizione continuerà a Tessalonica, che per un certo tempo mantiene una posizione di preminenza e d’influsso. Quali custodi della tradizione ortodossa, subentreranno i monasteri del Monte Athos; lo stile si fa sempre più anticlassico. Nei secoli XV-XVIII acquistano importanza le scuola cretese e di Cipro, con una fisionomia originale: le icone, firmate, divengono opere d’autore; in seguito le isole greche e le sponde egee dell’Asia Minore subiranno l’influsso veneziano. Superato un periodo di apprendistato la Penisola balcanica esprime ormai un’arte propria: emergono, legate ai rispettivi patriarcati, le scuole della Macedonia e della Serbia; Romania, Bulgaria, Valacchia e Moldavia danno vita a un genere popolare, un patrimonio che è andato in gran parte distrutto dalle guerre e dalle depredazioni.

L’icona in Russia

L’influsso di Bisanzio porta dapprima all’imitazione, mentre in seguito sorgono delle scuole prestigiose che si avviano a una storia artistica autonoma. Alla caduta di Costantinopoli (1453) la Russia è ormai in grado di continuare, superandoli, i maestri greci. Kiev, grazie agli artisti venuti da Costantinopoli, ha un periodo di massima fioritura nel XIII secolo. Un centro molto importante è la città anseatica di Novgorod (specialmente nei secoli XIV-XV). Non vanno dimenticate scuole minori, come quella del Nord, e le città di Pskov, Jaroslavl’, Vladimir, Suzdal. Successivamente, gli artisti confluiranno a Mosca, divenuta la “Terza Roma”. Mentre l’icona bizantina era “imperiale”, quella russa nasce da contadini e mercanti ingentiliti (in seguito sarà “principesca”). Nel XVIII secolo comincia dovunque la decadenza dell’icona: l’ispirazione viene a mancare, si contamina con i modelli occidentali, si fa barocca e scade. Liberate dalle rize, preziose coperture metalliche introdotte nel XVIII-XIX secolo e restaurate, le icone costituiscono oggi una scoperta che s’impone all’ammirazione mondiale. Intanto nuove scuole che aggiornano le tecniche tornano a fiorire, anche per opera della diaspora russa: nel ristudiare il patrimonio storico nasce una produzione rinnovata.

Linguistica

Il termine icona designa i segni che presentano somiglianze con la realtà o proprietà affini a quelle dell’oggetto denotato. Secondo la terminologia di Charles Sanders Pierce (1980), icona si differenzia da indice, che ha con l’oggetto denotato un rapporto non di somiglianza ma di contiguità, e da simbolo, che invece si fonda su un rapporto di convenzione sociale. Rispetto alla terminologia della retorica, l’icona appare più simile alla sineddoche che alla metafora.