Dizionario del Cristianesimo
Ortodossa, Chiesa
Indice
Introduzione
Con il termine ortodossia sono comunemente designate le cristianità orientali di derivazione e rito bizantini. “Ortodossia” indicherebbe la fede cristiana autentica, “rettamente” intesa secondo la formulazione originaria dei suoi predicati dottrinali. Al momento dello scisma tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli (1054) e le Chiese d’Oriente dipendenti da Costantinopoli, assumendo come nota qualificante il titolo di ortodossa, si proclamarono uniche depositarie della vera fede e della rettitudine spirituale, le uniche Chiese che danno a Dio la vera gloria (il termine dòxa, nel greco cristiano, ha infatti assunto il significato di gloria, accanto a quello di credenza).
Lo scisma occidentale-orientale
La separazione tra Oriente e Occidente cristiano, divenuta formale dopo il 1054 e operante nella coscienza popolare bizantina dopo il 1204 (sacco di Costantinopoli durante la quarta crociata), ha radici remote. Nei primi tre secoli del cristianesimo , la primaria necessità di sopravvivenza di fronte all’ostilità del potere romano e della cultura ufficiale, nonché l’urgenza dell’imperativo evangelizzatore, non consentirono lo scontro delle tradizioni cristiane orientali e occidentali, che già venivano differenziandosi. Nei secoli IV-V, pur tra contrasti e tensioni, i concili ecumenici operarono una sintesi in cui la superiorità culturale del mondo greco-cristiano giocò un ruolo determinante. Nel VI secolo il grande tentativo dell’imperatore Giustiniano di restaurare l’Impero romano sulla base dell’ortodossia calcedonese e di recuperare la dissidenza monofisita si concluse con un insuccesso, ma la politica giustinianea per raggiungere le sue finalità introdusse in Oriente, e tentò di imporre in Occidente, la prassi cesaropapista; in tal modo umiliò il papato e il mondo latino e iniziò un processo in cui la cultura greco-cristiana mise in luce i tratti che la caratterizzarono per circa un millennio; inoltre, le qualità distintive del mondo bizantino si cristallizzarono di fronte a un Occidente imbarbarito, frammentato, in crisi di istituzioni politiche e al limite della sopravvivenza civile. La differenza tra le due Chiese – greca e latina – si manifestò e si approfondì nella mentalità popolare, nella liturgia , nelle strutture gerarchiche (patriarcale della Chiesa imperiale, papale in Occidente). Le decisioni disciplinari su riti e costumi del Concilio in Trullo (691), considerate dall’Oriente parte integrante dell’ortodossia, divennero ulteriore motivo di attrito tra le due Chiese, poiché l’Occidente considerò indebite e infondate le pretese bizantine d’imporre le proprie usanze. L’invasione e il dominio arabi del Mediterraneo diminuirono le possibilità di rapporti. Il ruolo del papato nella ricostruzione dell’Impero romano in Occidente, a vantaggio dei Carolingi, venne definito da Bisanzio come un’apostasia. Dall’813 nella liturgia bizantina, ogni anno, alla prima domenica di quaresima , la festa dell’ortodossia (non ancora intesa in senso esclusivo), celebrando la vittoria della fede ortodossa contro l’eresia propugnata dagli iconoclasti, proclama con il Synodikòn l’autoconsapevolezza della Chiesa d’Oriente. Infatti i secoli IX e X sono l’età d’oro della Chiesa di Costantinopoli, che in quel tempo intraprese l’evangelizzazione degli slavi, battendo la concorrenza dei latini, estese la sua influenza su parte della Siria riconquistata agli arabi, rivendicò la propria libertà di fronte al potere dello Stato, affermando il principio della diarchia nei rapporti tra Impero e Chiesa (Epanagoghè), e proclamando il concetto di cristianità come comunità di popoli sotto l’unica signoria di Cristo . In tale contesto il patriarcato di Fozio rappresenta un tornante decisivo: l’ostilità verso l’Occidente, lo scontro tra primato romano, inteso in senso assoluto da papa Nicolò I (858-67), e autonomia patriarcale, di cui Fozio si fece campione, fecero slittare le controversie dal contenzioso giurisdizionale sul terreno della fede (accuse di Fozio a Nicolò di essere eretico per aver ammesso l’addizione, a suo avviso errata, del Filioque nel Credo ). La frattura con l’Occidente venne consumata sotto il patriarcato di Michele Cerulario (1043-58): la tragedia del 1054, assunto come data simbolica della separazione delle due Chiese, trova le ragioni contingenti nell’inopportuna intransigenza del legato papale Umberto di Silvacandida, nonché nella tenace volontà del patriarca di riaffermare l’assoluta indipendenza della sua Chiesa, e di porsi in totale parità con il successore di Pietro; ha le ragioni profonde nella secolare, reciproca incomprensione divenuta in ognuna delle due parti volontà d’imporre come vincolante, cattolica e ortodossa la propria particolare tradizione. La separazione tra Roma e Costantinopoli coinvolse anche le altre Chiese: un fossato si andò scavando in tutto il cristianesimo, poiché le Chiese di rito greco seguirono gradatamente Costantinopoli e quelle di rito latino Roma; l’area della scissione coincise con le rispettive aree liturgiche. Non sortirono alcun risultato duraturo i metodi unionistici voluti dall’Occidente, allora in posizione di forza; si passò dai tentativi di assorbimento (I Concilio di Lione, 1245), all’imposizione dell’unione (II Concilio di Lione, 1274), all’unione negoziata (Concilio di Firenze, 1439). Dal XV secolo agli inizi del XX secolo, per ragioni di antagonismo con le potenze europee, il dominio turco-ottomano sull’Oriente impedì ogni ravvicinamento.
Le Chiese ortodosse
Fanno parte della Chiesa ortodossa diverse Chiese, di cui 9 sono patriarcati, 10 sono autocefale, le altre sono Chiese indipendenti. Gli ortodossi sono circa 225 milioni, presenti in 105 Paesi. Quanto all’origine si presentano due blocchi diversi: a) tutte le Chiese d’Oriente che al tempo delle contese cristologiche accettarono il Credo calcedonese con le successive chiarificazioni e in seguito adottarono il rito bizantino. Esse sono: il patriarcato ecumenico di Costantinopoli; il patriarcato ortodosso di Alessandria d’Egitto; il patriarcato ortodosso di Antiochia; il patriarcato ortodosso di Gerusalemme; l’arcivescovado ortodosso autocefalo di Cipro; l’arcivescovado ortodosso autocefalo del Sinai, dipendente dall’autorità abbaziale del monastero di Santa Caterina; b) le Chiese che nel corso dei tempi si staccarono dalla Chiesa di Costantinopoli: il patriarcato di Bulgaria, eretto nel 1204; il patriarcato di Serbia, eretto nel 1346; il patriarcato di Mosca, eretto nel 1589; il patriarcato di Romania, eretto nel 1925; la Chiesa ortodossa o katholikosato di Tiflis in Georgia, autocefala fino al 1811; la Chiesa ortodossa di Grecia, autocefala dal 1850; la Chiesa ortodossa di Albania, autocefala dal 1937; la Chiesa ortodossa di Polonia, autocefala dal 1924; la Chiesa ortodossa della ex Cecoslovacchia, autocefala dal 1923, ristabilita nel 1951 (ma Costantinopoli non la riconosce); la Chiesa ortodossa di Estonia, autonoma dal 1923; la Chiesa ortodossa di Finlandia, autonoma anch’essa dal 1923; la Chiesa ortodossa di Lettonia, autonoma dal 1936; i fedeli ortodossi di Ungheria, che non hanno gerarchia propria ma dipendono dalle vicine metropolie di Romania e Bulgaria; la Chiesa ortodossa autonoma di Cina; la Chiesa ortodossa di Giappone. Dal 1970 esistono le Chiese ortodossa russa e ucraina di America. Vi sono, inoltre, il patriarcato di Macedonia, non riconosciuto dalle altre Chiese ortodosse; la Chiesa autonoma di Ucraina, creata nel 1990, che è in seno al patriarcato di Mosca e la Chiesa ucraina autocefala in relazione ecumenica con il patriarcato di Costantinopoli. Tutte le Chiese hanno in comune con Costantinopoli la liturgia, il diritto canonico, la fede ortodossa, e tutte insieme formano l’unica Chiesa ortodossa. La fede delle Chiese ortodosse coincide nei dogmi fondamentali e nei sacramenti con quella della Chiesa cattolica. Le differenze dogmatiche riguardano aspetti tutto sommato secondari o accettabili da entrambe, se si superano irrigidimenti preconcetti: riguardano la natura e la necessità dell’epiclesi prima della consacrazione delle specie eucaristiche, l’adozione del Filioque nel Credo, la natura delle pene del purgatorio. Circa l’Immacolata Concezione , il dissenso verte sui termini e sulle formalità della definizione papale. I veri punti di attrito riguardano il numero dei concili riconosciuti come ecumenici (sette per gli ortodossi, ventuno per i cattolici), il valore dei libri deuterocanonici e il primato del papa.
La liturgia
Nella storia dell’Oriente cristiano la liturgia è stata l’unico rifugio durante i secoli di decadenza e di oppressione sotto il dominio ottomano e sotto le persecuzioni dell’ateismo di Stato. Si tratta di una liturgia d’impostazione dossologico-verticale, capace peraltro di dispiegare tutte le forme della bellezza spirituale e ieratica, aristocratica e popolare. La liturgia ortodossa, codificata sulle strutture classiche di Bisanzio, è rimasta sostanzialmente immune da riforme e riduzioni: essa ha prodotto e conservato l’espressione più bella del sentire religioso; inoltre, non ha cessato di unificare la fede e la pietà popolare, di cui rafforza il carattere ecclesiale. La preghiera liturgica è per gli ortodossi il mezzo per essere inseriti nella salvezza operata da Cristo e affidata alla Chiesa. Essa è “la manifestazione del Cielo sulla Terra, la carne della teologia e il cuore della Chiesa”. È convinzione comune degli ortodossi che la loro Chiesa abbia mantenuto senza errori e senza deviazioni la dottrina dei primi sette concili ecumenici e dei Padri. La tradizione troverebbe l’interpretazione definitiva nei Padri greci e nell’intatta tradizione liturgica bizantina. Da questa concezione trae alimento la polemica contro gli sviluppi del pensiero occidentale, sia laico sia soprattutto ecclesiale.
Cattolici e ortodossi
La valutazione positiva della dottrina, della spiritualità e della liturgia degli orientali è stata riconosciuta nella Chiesa cattolica dal Concilio Vaticano II (decreto Unitatis redintegratio, cap. III, 1). Il mutato clima tra cattolici e ortodossi si manifestò in modo esemplare nella dichiarazione comune di papa Paolo VI e del patriarca Atenagora I di Costantinopoli (7-12-1965), con la quale vennero abrogate le scomuniche del 1054. Poiché permangono differenze di dottrina, non è stata ancora raggiunta la piena comunione sacramentale: tuttavia, papa Giovanni Paolo II e il patriarca Dimitrios di Costantinopoli hanno ribadito in diverse occasioni la comune volontà di proseguire nel cammino verso l’unità; Benedetto XVI ha incontrato il patriarca ecumenico Bartolomeo I il 30-11-2006, firmato una dichiarazione congiunta e ribadito la necessità del dialogo tra le due Chiese; papa Francesco il 12-2-2016 ha incontrato il patriarca di Mosca Cirillo I a l’Avana (Cuba): il primo incontro del genere dopo lo scisma del 1054. I due hanno firmato una dichiarazione congiunta con particolare attenzione ai problemi contemporanei.