Dizionario del Cristianesimo

A B C D E F G I L M N O P Q R S T V

Religione

Dal latino passiopasionis, derivato da pati, soffrire. Nella religione cristiana si attribuisce questo nome al complesso delle sofferenze e dei tormenti patiti fino alla morte sulla croce  da Gesù Cristo . Durante la Settimana Santa il venerdì è tradizionalmente considerato il giorno della Passione.

Musica

La lettura dei testi evangelici che narrano la Passione e la morte del Redentore fa parte delle funzioni liturgiche e paraliturgiche della Settimana Santa fin dai primordi del cristianesimo ; tuttavia risalgono a non prima del IX secolo le prime testimonianze dell’uso di un’intonazione lineare e sillabica, analoga al tonus lectionis e al tonus Evangelii gregoriani. Dal XII secolo in poi, il canto della Passione richiese di norma un organico di tre cantori, uno dei quali – sovente il celebrante stesso – impersonava la parte di Cristo , un altro quella dell’evangelista e la terza tutte le altre, comprese le allocuzioni collettive del popolo e degli apostoli . La tradizione della Passione monodica fu straordinariamente longeva e vivace: se ne trovano testimonianze in tutto il mondo cristiano fino quasi ai giorni nostri. A partire dal Quattrocento, accanto a essa apparvero i primi esemplari di Passione in parte o integralmente musicate in polifonia. Nel primo caso si ha la “Passione responsoriale” in cui le parti narrative e dialogiche sono quasi sempre affidate alla tradizionale intonazione monodica, mentre gli interventi corali e non di rado anche le parlate di Cristo mostrano una scrittura a più voci. “Passione mottetto” si dice invece quella composizione in cui il testo appare rivestito di strutture polifoniche dall’inizio alla fine: fu questo un genere che godette grande fortuna nel XVI secolo. Entrambi i tipi furono ampiamente praticati tra Quattrocento e Cinquecento da compositori sia cattolici sia luterani. Fu proprio la Germania luterana a raccogliere, sullo scorcio del XVI secolo, l’eredità della Passione musicale (con il testo tradotto in tedesco secondo le indicazioni di Lutero). La “Passione” mottetto fu presto abbandonata e fu rigogliosa la fioritura del tipo responsoriale, inaugurato già ai tempi di Lutero da Johannes Walter, di cui sono tardivi ma splendidi esemplari le tre Passione di Heinrich Schütz. Un nuovo tipo, la “Passione oratoriale”, apparve nella seconda metà del XVII secolo quando furono adottate le forme del coevo oratorio; per le parti di carattere drammatico fu abbandonato l’ormai vetusto tonus Passionis a favore del recitativo accompagnato dal basso continuo; all’enunciato evangelico furono aggiunte meditazioni in versi destinate, in forma d’arie, duetti, trii ecc., ai solisti e più raramente al coro. Parimenti al coro era riservata l’intonazione dell’exordium e degli interventi della turba. L’organico era completato dagli strumenti concertanti che divennero sempre più numerosi con il passare dei decenni e dall’immancabile basso continuo. Il percorso storico della “Passione oratoriale” ebbe inizio in pieno periodo medio barocco con opere come la Matthäus-Passion di Johann Tehile (1673) e approdò al tardo barocco con le Passioni di Reinhard Keiser e di Georg Philipp Telemann. Su questo vasto panorama si stagliano la Johannes-Passion (1723) e la Matthäus-Passion (1729) di Johann Sebastian Bach che, con le loro differenze profonde coronano una tradizione giunta ormai al termine. Se la Germania riformista fu in età barocca la sede eletta per lo sviluppo della Passione non si può dire altrettanto per i Paesi cattolici in cui gli esemplari del genere furono rarissimi (tra questi è di grande pregio la Passio secundum Johannem di Alessandro Scarlatti). Bisogna però far cenno ad alcuni generi collaterali, destinati alla meditazione sulla Passione di Cristo, per esempio, lo Stabat Mater (fra cui quello di Giovanni Battista Pergolesi), il Calvario e l’Entierro, fioriti nello stesso periodo rispettivamente a Vienna e in Spagna. Con il Settecento ebbe inizio la decadenza della Passione musicata sui testi evangelici, prima affiancata e poi soppiantata da oratori veri e propri che a differenza della Passione oratoriale si fondavano su libretti analoghi a quelli dell’opera profana, scritti ex novo da poeti del tempo.