Dizionario del Cristianesimo
Indice
- Introduzione
- La nascita della Riforma
- La realizzazione della Riforma e il pensiero luterano
- Riforma e rivoluzione sociale
- La diffusione della Riforma
- Gli anabattisti
- Le Chiese riformate calviniste
- Espansione del calvinismo
- La Riforma in Inghilterra
- Protestanti in Europa
- La corrente razionalista
- L'influenza della Riforma sul mondo moderno
Introduzione
Con questo termine viene designata la grande crisi religiosa che ha travagliato l’Europa nel XVI secolo e che ha portato alla formazione del protestantesimo . Essa viene chiamata Riforma protestante, per distinguerla dalla Riforma e Controriforma cattolica.
La nascita della Riforma
Lo svolgersi della Riforma, i suoi successi e insuccessi sono senza dubbio stati largamente influenzati dai vari fattori che a quell’epoca contribuivano a mettere in movimento la vita europea: il sorgere del capitalismo, l’emergere degli Stati nazionali, la grande fioritura del Rinascimento. Tuttavia, è caratteristico il fatto che la Riforma sia partita da una zona ben poco toccata da queste grandi forze, la Sassonia, e che abbia avuto come primo e massimo protagonista un uomo come Lutero, psicologicamente e concettualmente legato alla civiltà medievale. Effettivamente, sotto alcuni aspetti, la Riforma è ancora una grande ondata di religiosità medievale: le sue cause vanno dunque cercate nello sviluppo ecclesiastico del tardo Medioevo. I grandi successi riportati dalla Chiesa d’Occidente nei secoli XII e XIII avevano edificato un formidabile edificio ecclesiastico; ma nel momento stesso in cui la teocrazia papale raggiungeva il suo culmine, già cominciavano ad affiorare alcuni movimenti di vera e propria protesta religiosa: movimenti ereticali di vario tipo, sette di tipo mistico. A tutta questa fermentazione spirituale si aggiunse lo scisma d’Occidente, che per decenni divise la cristianità. D’altra parte, i tentativi di Riforma organizzativa e morale promossi dal movimento conciliare non ottennero molti risultati (1414-18: Concilio di Costanza; 1431-49: Concilio di Basilea-Ferrara-Firenze), perciò all’inizio del XVI secolo il desiderio di un radicale risanamento era sentito praticamente da tutti.
La realizzazione della Riforma e il pensiero luterano
Alla realizzazione di questo desiderio si aprivano due vie: l’una consisteva nel riprendere l’azione della Riforma medievale dell’XI secolo: fu la via seguita dalla Spagna (cardinale Jiménez) e che diede vita alla Riforma cattolica; l’altra consisteva nella rottura con il passato e nel tentativo di riplasmare completamente la Chiesa: fu la via seguita dalla Riforma protestante. Lutero non si limitò ad affrontare e a criticare i difetti del cattolicesimo, ma pose in discussione il cattolicesimo stesso e lo rifiutò. Il punto fondamentale del dissenso stava in una diversa valutazione di Dio e dell’uomo: per Lutero il cattolicesimo aveva un’idea insufficiente della santità di Dio e un’idea troppo ottimistica delle capacità dell’uomo. Bisogna tuttavia notare che Lutero non giunse che gradatamente alla coscienza di un radicale contrasto con il cattolicesimo; all’inizio egli non si proponeva di creare una nuova Chiesa, che si formò per una sorta di necessità di fatto. L’incendio fu acceso dalla disputa sulle indulgenze, cominciata con il 1517, quando Lutero, in seguito alla predicazione del domenicano Johann Tetzel, il 31 ottobre rese pubbliche le sue 95 tesi. Dalle indulgenze la polemica passò ben presto a investire il diritto canonico e l’autorità del papa : su questo punto si consumò la rottura tra Riforma e cattolicesimo. Lutero rifiutò il papato e gli contrappose l’autorità della Bibbia . A questo rifiuto si accompagnò la revisione della classica dottrina cattolica: i sacramenti vennero ridotti a due (battesimo ed eucaristia); cadde l’idea del sacrificio della messa , il monachesimo venne radicalmente svalutato; il concetto di sacerdozio fu esteso a tutto il popolo dei credenti; venne fondata una nuova morale cristiana basata sulla riconoscenza verso Dio e sull’amore verso il prossimo e svincolata dall’idea di “merito”. Ben presto, il monaco rivoluzionario si vide circondato da consensi: specialmente dopo la Dieta di Worms, gli umanisti e i nazionalisti tedeschi lo applaudirono: soprattutto egli ebbe protezione da Federico il Savio di Sassonia e la simpatia di larghi strati del popolo e del clero regolare e secolare.
Riforma e rivoluzione sociale
Accanto alla propaganda orale si rivelò essenziale per la diffusione della Riforma l’uso della stampa; la Bibbia, tradotta in tedesco, veniva venduta dovunque, unitamente agli scritti di battaglia del riformatore. Caratteristica di questo periodo è anche la diffusione di “fogli volanti”, brevi scritti di propaganda luterana. Si delineava una vera e propria rivoluzione in cui all’anelito di rinnovamento religioso si andavano aggiungendo vaste rivendicazioni sociali. L’inquietudine sociale si fece sentire dapprima nel movimento entusiastico che agitò il proletariato di Zwickau e nel pensiero di Thomas Müntzer. L’agitazione sociale sfociò in una grande insurrezione rurale, la guerra dei contadini. Lutero finì per prendere posizione contro l’insurrezione; così, schiacciata la rivolta (1525), la Riforma perse il suo mordente nelle campagne e venne a dipendere principalmente dai nobili e dal popolo delle città. Quasi contemporaneamente alla tragedia contadina avveniva il distacco degli umanisti: Lutero ed Erasmo da Rotterdam si scontrarono nella polemica sul servo arbitrio. Tuttavia, la Riforma andava affermandosi in Germania grazie all’adesione ufficiale d’importanti città e principati: tra il 1524 e il 1525 divennero luterani Strasburgo, Norimberga, Magdeburgo, l’Assia e la Prussia. Venne compiuto un grande sforzo per diffondere la nuova fede: Lutero creò veri capolavori di letteratura popolare con i suoi Piccolo e Grande catechismo. Il popolo venne chiamato a partecipare al culto mediante il canto degli inni sacri: s’iniziò così la fioritura del corale luterano. La spina dorsale della nuova Chiesa era costituita dai principi, dai magistrati cittadini, dai pastori e dalle facoltà teologiche universitarie. Di fronte agli evangelici stava l’imperatore Carlo V, il quale voleva annientare la Riforma: ma fu ostacolato dalle guerre con il papa, con la Francia, con i turchi e dalle difficoltà interne, e per circa 25 anni non ebbe mai le mani libere per risolvere drasticamente il problema luterano: la nuova Chiesa ebbe così il tempo di mettere radici e di espandersi.
La diffusione della Riforma
All’epoca della Dieta di Spira (1529) i luterani erano ancora deboli (5 principati e 14 città) e furono messi in minoranza nella Dieta stessa. Elevarono perciò solenne protesta contro la maggioranza che voleva imporre la conformità religiosa: da ciò derivò il nome di “protestanti”. Carlo V decise di ascoltare i protestanti nella Dieta dell’anno seguente, ad Augusta, dove essi fecero leggere pubblicamente la loro professione di fede, la cosiddetta Confessione di Augusta; il documento non venne accettato da Carlo V, che ordinò ai protestanti di sottomettersi. Questi gli resistettero apertamente e nel 1531 si organizzarono nella lega difensiva di Smalcalda. Venne così a formarsi una situazione di equilibrio confessionale e politico e il protestantesimo ne approfittò per estendere le proprie conquiste. In Danimarca, nel 1536, il re Cristiano III, istituì ufficialmente la nuova Chiesa, organizzata da Johann Bugenhagen; Norvegia e Islanda, territori danesi, dovettero seguire la stessa sorte. In Svezia la Riforma venne realizzata quasi nello stesso periodo. Il re Gustavo Vasa costituì nel 1527 una Chiesa indipendente, che cronologicamente fu la prima Chiesa nazionale protestante. Laurentius e Olaus Petri furono i primi artefici di una graduale protestantizzazione della Chiesa svedese e del Paese. Anche la Finlandia, territorio svedese, divenne evangelica, Mikael Agricola tradusse il Secondo Testamento e iniziò la letteratura finnica.
Gli anabattisti
Negli stessi anni si era compiuta in Germania la tragedia degli anabattisti . L’obiettivo essenziale degli anabattisti era una totale restaurazione dello stile di vita della Chiesa cristiana primitiva. Considerati sovversivi e duramente perseguitati, molti anabattisti cominciarono a pensare che fossero giunti gli “ultimi tempi”, e che l’avvento del regno di Dio potesse essere affrettato con la spada. Impadronitisi di Münster, si accinsero a farne la “nuova Gerusalemme”, in un clima di esaltazione. Il 25-6-1535 Münster fu riconquistata dal suo vescovo e l’anabattismo scomparve in un bagno di sangue. I residui sparsi del movimento furono riorganizzati da Jacob Hutter e da Menno Simons (hutteriti, mennoniti) e sopravvissero come setta moderata e pia. Per qualche tempo la Riforma andò ancora progredendo e lo spirito della nuova Chiesa penetrò in tutti i campi della vita, producendo una Riforma anche in campi non strettamente religiosi. Verso il 1541-42 cominciò una decisa riscossa cattolica; Carlo V mosse contro i principi protestanti e ne annientò l’esercito a Mühlberg (24-4-1547); quindi cercò una formula di compromesso che facilitasse la sottomissione dei protestanti: il cosiddetto interim di Augusta (1548). Il popolo della Germania settentrionale resistette tenacemente all’imposizione dell’interim. Nel 1555 (dieta di Augusta) si giunse all’unica soluzione allora possibile: la soluzione territoriale. Ogni territorio manteneva la confessione voluta dal suo principe (cuius regio eius religio), salvo i territori ecclesiastici che dovevano in ogni caso restare cattolici (reservatum ecclesiasticum), nelle città era invece ammessa la coesistenza paritetica delle due confessioni.
Le Chiese riformate calviniste
Ormai la linea di battaglia della Riforma si era spostata verso Occidente, nelle Chiese riformate d’ispirazione calvinista. Il primo tipo di Chiesa riformata sorse a Zurigo; qui fin dal 1519 Huldrych Zwingli cominciò a predicare dottrine riformatrici, ma la sua Riforma fu teologicamente e praticamente più radicale di quella tedesca. La catastrofe di Kappel (1531), in cui Zwingli perse la vita, arrestò l’espansione del suo movimento, che finì praticamente per confluire nel calvinismo (1547: Consensus Tigurinus). I centri propulsivi del calvinismo furono la Francia e Ginevra, e il suo principale ispiratore fu Giovanni Calvino. Per quanto concerne le posizioni teologiche, Calvino dipende largamente da Lutero: egli espone e sistema con straordinaria chiarezza le idee della Riforma nella sua Istituzione della religione cristiana (1559). Inoltre, il pensiero riformato ricevette in Calvino una caratteristica accentuazione in senso attivistico ed etico. Per Calvino la constatazione della profonda corruzione dell’umanità suona come un invito all’azione: i credenti devono operare per trasformare il mondo; non basta proclamare la sovranità di Dio, occorre lavorare energicamente per instaurarla, e questo è il compito degli eletti di Dio. Ma chi sono gli eletti? Coloro che sono stati scelti dalla libera volontà di Dio (predestinazione); essi devono operare per un unico fine: la gloria di Dio (Soli Deo gloria). Il primo terreno d’attuazione di questi principi fu Ginevra che divenne il baluardo e la capitale del calvinismo europeo.
Espansione del calvinismo
Il primo e principale terreno d’espansione del calvinismo fu la Francia. I re di Francia, a cominciare da Francesco I, furono sempre contrari al movimento protestante, specialmente con il regno di Enrico II (1547-59) cominciarono vaste repressioni. A complicare il quadro si aggiunse l’adesione di una parte della nobiltà al protestantesimo: la lotta religiosa si trasformò in contesa politico-religiosa tra il partito protestante e il partito cattolico. Un celebre episodio di questa lotta fu la “notte di San Bartolomeo” (23-8-1572), in cui molte migliaia di cosiddetti ugonotti vennero massacrati. La Francia fu insanguinata da otto rovinose guerre di religione, che vennero concluse con l’ascesa al trono di Enrico di Borbone (Enrico IV): questi, per ottenere il trono, si convertì al cattolicesimo, ma concesse ai protestanti libertà di culto con larghe garanzie (editto di Nantes, 1598). Il calvinismo colse invece altrove insperati successi: nel 1560, la Scozia accettò la Riforma sotto la guida di John Knox. Il calvinismo lavorò attivamente anche in Inghilterra, ma senza riuscire a scalzare l’anglicanesimo. Nei Paesi Bassi il calvinismo si affermò durante la lunga guerra d’indipendenza contro la Spagna: Guglielmo d’Orange fu il protagonista della resistenza, appoggiato dalla borghesia e dal popolo. La lotta si concluse con la prevalenza del calvinismo nelle “sette province” (Olanda) e con il ritorno al cattolicesimo del restante territorio (Belgio). Importanti minoranze calviniste sorsero anche nella valle del Reno, in Ungheria, in Polonia; in Italia, l’antica setta dei valdesi subì una marcata calvinizzazione. Nel complesso il calvinismo rappresentò, nei confronti del luteranesimo, una Riforma più radicale, più ostile alla Chiesa romana, più efficace nel campo economico, etico e politico.
La Riforma in Inghilterra
Una Riforma di tipo tutto speciale venne compiuta in Inghilterra con il sorgere della Chiesa anglicana : essa non fu una Chiesa protestante in senso proprio, ma il risultato di un compromesso tra elementi della tradizione cattolica ed elementi protestanti di vario tipo, specialmente calvinisti, non senza vive influenze dell’umanesimo. Questa “soluzione intermedia” del problema della Riforma poté essere consolidata solo dopo un secolo e mezzo di lotte. Già da molto tempo esistevano in Inghilterra correnti riformatrici e un certo sentimento anticlericale e antipapale: perciò quando Enrico VIII (1509-47) si trovò in contrasto con Roma per l’annullamento del suo matrimonio con Caterina d’Aragona, egli poté con relativa facilità creare una Chiesa nazionale indipendente da Roma. Nel 1534 con l’Atto di supremazia il re veniva proclamato capo supremo della Chiesa d’Inghilterra. Il principale collaboratore ecclesiastico di Enrico fu Thomas Cranmer, arcivescovo di Canterbury, e quasi tutto il clero si sottomise. Con l’avvento al trono di Edoardo VI (1547-53) la Chiesa anglicana ricevette una spinta in senso calvinista: venne redatta una confessione di fede calvinista (i 42 articoli), la liturgia fu parzialmente emendata (1549: Book of Common Prayer). Seguì una forte reazione cattolica sotto Maria Tudor (1553-58); ma il lungo regno di Elisabetta (1558-1603) vide la definitiva restaurazione della Chiesa anglicana. La regina fu proclamata “supremo reggente” della Chiesa; i 42 articoli vennero ridotti a 39, per attenuare il calvinismo della confessione di fede; furono conservati l’episcopato e la liturgia di tipo cattolico. Accanto alla Chiesa stabilita anglicana si formarono molte correnti protestanti radicali, quali i puritani, i battisti ecc. I tentativi compiuti nel secolo seguente per condurre l’Inghilterra al calvinismo (Cromwell) o al cattolicesimo (gli Stuart) fallirono.
Protestanti in Europa
Varie nazioni europee ebbero movimenti di Riforma protestante piuttosto interessanti, peraltro presto stroncati dalla Controriforma: così la Polonia, la Spagna e anche l’Italia. Le idee di Lutero penetrarono molto presto in Italia e crearono nel Veneto e nell’Istria un notevole fermento. Aderirono, almeno temporaneamente, alla Riforma personalità come Francesco Negri, Francesco Spiera e Antonio Brucioli. Più importanti furono Pietro Paolo Vergerio il Giovane e Flacio Illirico. Un altro centro importante per la Riforma italiana fu Napoli: all’origine troviamo il cenacolo di Juan de Valdés. Dall’ambiente valdesiano emersero alcuni riformatori, tra cui probabilmente l’autore del Beneficio di Cristo, il testo più famoso della Riforma italiana e Bernardino Ochino. Un vero e proprio esperimento organizzato di Riforma venne compiuto a Lucca, qui operarono Pier Martine Vermigli e Celio Secondo Curione. Anche il Piemonte ebbe un vasto movimento di Riforma: vari studenti ne furono attratti; nel 1528 si formò la prima Chiesa evangelica a Torino. Intanto i valdesi, dopo aver aderito alla Riforma, vivevano un periodo di rinnovata vitalità. Ma con l’avvento di Emanuele Filiberto la Riforma venne soffocata dovunque, salvo che nelle “valli valdesi”. Quasi in tutta Italia vi furono adesioni di individui (Aonio Paleario, Caracciolo, Zanchi) o di gruppi isolati (Modena, Ferrara) alla Riforma, ma tutti dovettero cedere o espatriare. All’estero molti riformati italiani dettero un importante contributo alla Riforma; è famosa la Chiesa italiana di Ginevra, che ha contato tra i suoi membri uomini come Giovanni Diodati. Le cause del fallimento della Riforma in Italia vanno ricercate, oltreché nella vicinanza del potere papale, nel carattere intellettualmente aristocratico di molti riformatori italiani, tagliati dal vivo contatto con le masse.
La corrente razionalista
Accanto ai classici movimenti della Riforma deve essere segnalata una corrente che non ha creato Chiese importanti e che non è confluita nel protestantesimo, ma che ha esercitato una considerevole influenza nella vita europea: la corrente razionalista. I suoi più noti esponenti sono Michele Serveto e Lelio e Fausto Socino. Razionalisti, essi combatterono dogmi come la divinità di Cristo, l’espiazione della croce e soprattutto la Trinità , per cui ebbero il nome di antitrinitari o unitariani. Con gli antitrinitari siamo fuori della Riforma propriamente detta.
L'influenza della Riforma sul mondo moderno
Molto discussi sono i rapporti tra Riforma e mondo moderno. L’apporto specifico della Riforma si è verificato essenzialmente nella sfera religiosa e morale, ma da questa sfera sono partite molte influenze che hanno inciso sul mondo moderno. La nuova morale della Riforma, svalutando gli ideali ascetici medievali, ha portato in primo piano la famiglia e il lavoro. Da ciò derivarono il rapido sviluppo degli investimenti produttivi nei Paesi riformati e l’impronta calvinista di molto capitalismo svizzero, olandese, anglosassone. L’importanza attribuita alla Bibbia dalla Riforma condusse alla creazione di una vasta rete di scuole, per mettere le masse in grado di conoscere la Scrittura. La Riforma ebbe invece un’influenza negativa sull’arte: se sviluppò la musica sacra (Bach, Haendel), rallentò lo sviluppo delle arti figurative, divieto delle immagini, rigoroso nel calvinismo. Nel campo politico la Riforma riconobbe l’autonomia dello Stato. Riguardo alla forma dello Stato, il luteranesimo è stato piuttosto conservatore; invece il calvinismo si è trovato quasi dovunque a dover lottare contro sovrani ostili, perciò ha elaborato la teoria del “diritto di resistenza” attuata nelle rivoluzioni olandese e inglese. Sotto questo aspetto il calvinismo ha dato un notevole contributo al sorgere dello spirito democratico. Infine la Riforma ha contribuito al sorgere della moderna tolleranza religiosa: il merito va riconosciuto non tanto ai riformatori quanto ai movimenti periferici, alle conquiste civili dell’età di Cromwell e alle realizzazioni dei battisti e dei quaccheri in America.